CLOROFILLA


CLOROFILLA: IL PROGETTO

La fotografia diventa il ponte tra l’invisibile e il visibile.

Attraverso un attento studio del trattamento dei colori, il progetto Clorofilla esplora l’infrarosso per svelare immagini altrimenti nascoste all’occhio umano.

Non si tratta di una semplice riproduzione della realtà, ma di un’interpretazione artistica che immerge lo spettatore in un mondo silenzioso e contemplativo, dove luce e colore assumono nuovi significati.

Clorofilla si sviluppa come un’indagine sul paesaggio naturale: eredita l’esperienza visiva maturata attraverso il ritratto e porta avanti una ricerca che esplora il confine tra ciò che è percepibile e ciò che sfugge alla vista.

La fotografia diventa così uno strumento per trasporre la natura in una dimensione più profonda, dove le immagini acquisiscono una presenza tangibile ed una maggiore intensità espressiva.

Allo stesso tempo, il lavoro si orienta verso una sintesi compositiva, agendo per sottrazione e semplificazione: la scelta di colori limitati e la ricerca di tratti grafici essenziali richiamano l’arte visiva, enfatizzando l’aspetto formale e la purezza delle composizioni.

Clorofilla non è solo un progetto fotografico, ma una provocazione che sfida i limiti della percezione. Spinge lo spettatore a interrogarsi sulla realtà che osserva, invitandolo a esplorare l’inatteso nell’ordinario, per scoprire una visione più sfumata e complessa del mondo.

INSTALLAZIONE 2024 – Curata da Thomas Clocchiatti


Dave Tavanti subisce la prepotente influenza del cinema,
i suoi fotogrammi sono alterati dall’invisibile
e dall’incanto nel seguirlo,
dalla voglia di raccontarlo, di fermarlo,
di superare il limite dei propri sensi,
con l’entusiasmo infantile
di popolare di mistero un posto semplice e familiare.

Ma Predator si è perso nel bosco
e si muove piano, quasi timoroso di schiacciare le foglie.
Si dimentica di cacciare
ed è incantato dai disegni misteriosi degli alberi
dai fruscii gentili, dalle trine dei rametti.
Gli giungono messaggi di pace e di letizia
la gioia semplice dell’esistere
nella ruota eterna della vita,
la legge della necessità
che sa essere bella e capricciosa
ovvia e incomprensibile.

Scorrono le immagini davanti ai nostri occhi,
di noi diventati extraterrestri
che vediamo cose mai viste nel bosco a noi familiare
attraversato tante volte, passeggiando distratti.
La sua luce ora ci stupisce e ci racconta storie
senza parole, solo fatte di emozioni.

E l’albero isolato, così perfetto e simmetrico,
si fa simbolo di bellezza,
entra per gioco nelle nostre menti
e nella loro struttura avida di razionalità,
con il sorriso che Leonardo
dipinse sul viso di Monna Lisa
e che racchiude lo stesso mistero.


Rita Castigli